Ucraina tra nazionalismo e militarismo: report da Kiev

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La Verhovna Rada di Kiev (Credits: ASRIE Analytica & SpecialEurasia)

Geopolitical Report ISSN 2785-2598 Volume 10 Issue 2
Autore: Silvia Boltuc

Anche se l’Ucraina guarda alla democrazia dell’Unione Europea, attualmente il paese è ancora caratterizzato da un sistema oligarchico e da una leadership politica che ha fatto del nazionalismo e del militarismo elementi portanti della propria politica e comunicazione strategica interna.

Il 24 agosto 2021 l’Ucraina ha festeggiato il 30° anniversario della sua indipendenza dall’Unione Sovietica. Per l’occasione la capitale si è tinta dei colori nazionali e ha ospitato una serie di eventi per assistere ai quali sono giunte persone da ogni parte del paese. I festeggiamenti hanno visto come evento principale la parata militare che ha avuto luogo nella capitale e una parata di unità navali nel porto di Odessa sul Mar Nero.

L’importante anniversario restituisce l’immagine di un paese che è ancora in cerca della sua identità, fra aspirazioni euro-atlantiste e passato sovietico.

Due importanti rivoluzioni, l’annessione da parte russa della Crimea e gli scontri nel Donbas, hanno rappresentato i momenti di rottura fondamentali nelle politiche della nazione, palesando la difficoltà a prendere le distanze da un passato ingombrante e fare i conti con le fratture interne.

Le sfide future dell’Ucraina sono diverse e dipenderanno non solo dalla volontà della sua leadership, ma anche dal peso geopolitico che la nazione avrà per le superpotenze interessate alla regione euroasiatica.

In cima all’agenda nazionale sicuramente vi è l’energia. Dovendo far fronte alla cessazione di fornitura di gas dalla Russia, nei primi anni del 2000 l’Ucraina ha capito l’importanza di andare verso l’indipendenza energetica e ha deciso di ampliare il suo parco di produzione di energia elettronucleare. Ad oggi, però, l’energia prodotta copre solo una parte del fabbisogno interno (1/3 dell’energia del paese viene importata) e si è ben lontani dal poter esportare verso altri stati. Inoltre, i recenti sviluppi in merito alla finalizzazione degli accordi sul Nord Stream 2 fra Germania e Russia rischiano di privare il paese del suo ruolo strategico di corridoio di transito.

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Vista del reattore N.4 della centrale nucleare di Chernobyl (Credits: ASRIE Analytica & Speciale Eurasia)

Nel suo viaggio per prendere parte ai festeggiamenti per l’indipendenza ucraina, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto tappa a Mosca, dove ha incontrato il presidente Vladimir Putin. Il Presidente ucraino Zelensky ritiene, a ragion veduta, che il Nord Stream 2 possa essere una pericolosa arma geopolitica nelle mani del Cremlino. La Germania ha assicurato Zelensky che intende rinnovare il contratto di transito con l’Ucraina in scadenza nel 2024 e che il Cremlino vedrebbe ulteriori sanzioni a proprio carico qualora utilizzasse il Nord Stream 2 come leva geopolitica.

Sui tavoli delle trattative vi era chiaramente anche la distensione degli scontri nell’Ucraina orientale, a cui si sta lavorando ormai da tempo.

Diversa è la situazione della Crimea. L’Ucraina rimane ferma sulle sue posizioni, ritenendo che il referendum che ha sancito l’annessione russa della Crimea non sia valido e quindi considerando l’attuale situazione una occupazione militare a tutti gli effetti. Sotto la guida del Presidente Zelensky è stata istituita una piattaforma online che intende coadiuvare tutte le negoziazioni fra gli alleati, che nelle intenzioni del governo dovrebbero restituire il territorio al paese. In questa circostanza, più che mai, ha contato un grave vacuum nel diritto internazionale. Il diritto di autodeterminazione dei popoli si scontra con le realtà contestuali e sembrerebbe che il riconoscimento dell’indipendenza vada di pari passo con gli interessi geopolitici, più che con l’esercitazione di un diritto democratico.

Passeggiando per le vie del paese è ravvisabile anche per l’osservatore più distratto, un crescente nazionalismo. I colori giallo e blu e le bandiere ricoprono tutti gli spazi disponibili, vi sono cartelli pubblicitari che richiamano al militarismo e foto dei combattenti che hanno perso la vita al confine esposte in varie zone di Kiev. Si percepisce per la capitale ucraina un intento propagandistico e di spinta verso un crescente sentimento nazionale. Il rischio è che l’affermazione dell’identità dell’Ucraina passi attraverso la cancellazione della cultura russa che ha fatto parte del passato del paese e che ancora oggi è rappresentata in diverse zone del paese da persone di madrelingua o etnia russa.

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Militarismo e nazionalismo in Ucraina: a sinistra una automobile ucraina che mostra la bandiera e lo stemma del paese, a destra un cartellone pubblicitario a Kiev che sottolinea l’importanza delle forze armate ucraine (Credits: ASRIE Analytica & SpecialEurasia)

Il nazionalismo, infatti, passa anche attraverso il diniego della lingua russa. La cartellonistica stradale è stata interamente convertita nella lingua ucraina e anche per i turisti che entrano nel paese, la lingua russa sta perdendo il suo ruolo di lingua franca. Benché alcuni eroi nazionali, come il poeta Shevchenko, utilizzassero il russo e persino il presidente Zelensky debba il suo successo all’audience russa, la lingua del Cremlino oggi rappresenta un ricordo doloroso e un vicino a cui guardare con astio.

Il militarismo, negli ultimi anni, è stato un altro dei fulcri della politica del paese. Il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 ha lasciato in mano alla neoindipendente Ucraina un vastissimo arsenale militare, incluso un alto numero di testate nucleari, facendo dell’Ucraina la terza più potente nazione nucleare al mondo, dopo Russia e Stati Uniti. Ma la firma del Treaty on Conventional Armed Forces in Europe, ha imposto la dismissione di una larga parte dell’arsenale finito per la maggior parte sui mercati dell’Africa e del Medio Oriente. Le entrate delle vendite non sono andate ai comparti militari e anche la produzione militare in loco era per l’export. Per cui il paese si è trovato in poco tempo con un comparto militare smantellato, con il personale militare ridotto al minimo storico e sottopagato, al punto da spingere i soldati a procurarsi un secondo lavoro.

Secondo una commissione interrogativa parlamentare, nel 2010 la leadership del paese era passata dal vendere gli armamenti a distruggere completamente la catena del comando. Il Kyiv Post ha riferito in un suo articolo che nel 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea, i soldati ucraini rimasero disorientati, perché, seppur pronti a un intervento militare, non ricevettero istruzioni chiare in merito.

Si stima che dal 2016 il sentimento patriottico dei primi momenti dell’Euromaidan di soli dua anni prima abbia lasciato posto al risentimento per la corruzione e una leadership di stampo sovietico, tanto che molti militari hanno abbandonato il proprio impiego. Nonostante ciò, del 5% del prodotto interno lordo (PIL) ucraino che va per la sicurezza e per la compatibilità con la NATO, il 3% è destinato al comparto militare. Il paese, indubbiamente in stallo in una pesante situazione economica, nel 2021 ha speso 4,4 miliardi di dollari di budget militare.

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Istantanee durante l’esercitazione in previsioen della parata militare del 24 agosto 2021 (Credits: ASRIE Analytica &SpecialEurasia)

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Come avevamo sottolineato nei report precedenti condotti in Ucraina,  ancora oggi esiste una  incompatibilità con le istituzioni europee a causa di quel sistema oligarchico che continua a caratterizzare la nazione. Per citare alcuni esempi, Ihor Kolomoisky ha aiutato Volodymyr Zelensky a diventare presidente. Il suo canale televisivo Channel 1+1 ha mandato in onda non-stop nel 2019, nelle giornate prima delle elezioni, gli show comici dell’attuale presidente.

Kolomoisky è accusato di avere diversi legislatori sul suo libro paga e di aver sottratto soldi dalla sua PrivatBank che sull’orlo della bancarotta è stata nazionalizzataZelensky si è avvalso anche di Victor Pinchuk, che nel 2019 faceva parte della negoziazione con la Russia insieme a Kuchma, ex presidente e suocero di Pinchuk. Kuchma è ricordato per la corruzione e aver creato il monopolio degli oligarchi. Pinchuk, è proprietario della Interpipe e possiede 4 canali televisivi di successo.

Conclusioni

L’Ucraina guarda all’Occidente come ad un sistema da esportare per rompere con un passato oggi più che mai scomodo. Il paese aspira ad una annessione nella Comunità Europea e nella NATO, oltre che ad una sempre maggiore integrazione nei mercati energetici europei. Attualmente, però, vi sono diverse osservazioni che suggeriscono l’improbabilità che questo avvenga nel breve termine. Infatti, nonostante gli sforzi fatti il paese non rientra negli standard europeiUna moneta estremamente debole rispetto all’eurozona, un sistema fortemente oligarchico e la repressione talvolta dell’esercizio della libertà di espressione, sono temi su cui l’Ucraina ha ancora molta strada da percorrere.

Inoltre, la partecipazione della nazione alla NATO rischia di scatenare un conflitto con la Russia e l’interesse del blocco occidentale nel paese non è tale da assumersi questo rischio. Ulteriormente, Kiev sta lottando per mantenere il suo ruolo di corridoio energetico, ben consapevole che il suo posizionamento geopolitico strategico costituisce buona parte del suo appeal per le potenze straniere e quindi per attrarre investimenti. Indubbiamente il Nord Stream 2 rappresenta una minaccia per il paese che tenterà in ogni modo di non perdere la sua posizione all’interno della fitta rete dei mercati energetici euroasiatici.

Infine, la nazione sta affrontando importanti riflessioni riguardo la sua militarizzazione. Se da un lato si sta sperimentando un crescente nazionalismo, che passa anche attraverso la riaffermazione della lingua ucraina a scapito di quella russa, parte della popolazione è scontenta dei flussi di denaro che vanno al comparto militare e a prove di forza come la recente parata militare mentre il paese versa in una grave situazione economica. Benché parte di tali flussi provengano da sovvenzioni straniere (basti pensare che dal 2014 gli Stati Uniti hanno speso 2 miliardi di dollari in aiuti militari) questi sono percepiti come fonti non affidabili sul lungo periodo e si fa sempre più strada il bisogno di indipendenza anche sul piano economico.

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