Eurasia tra interessi geopolitici e minacce alla sicurezza. Il commento di Domenico Nocerino

Webinar sicurezza e terrorismo Eurasia
Il Webinar “Sicurezza e minaccia terroristica nello scacchiere geopolitico euroasiatico” in programma per il giorno 16 dicembre 2021 alle ore 19.00

Nel quadro del Webinar “Sicurezza e minaccia terroristica nello scacchiere geopolitico euroasiatico” il Dott. Domenico Nocerino ha commentato l’attuale situazione geopolitica e della sicurezza dell’Eurasia contestualizzandola con gli interessi di attori internazionali e regionali.

L’Eurasia ricopre un ruolo fondamentale nello scacchiere geopolitico internazionale. Secondo la teoria dell’Heartland di Mackinder il controllo della regione euroasiatica permette a una potenza di controllare l’intero mondo, ragion per cui Zbigniew Brzezinski, politologo, consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza di Jimmy Carter (1977-1981) e autore del libro La grande scacchiera. Il mondo e e la politica nell’era della supremazia americana, aveva elaborato una dottrina volta a impedire l’ascesa di una potenza in Eurasia che potesse contrastare la supremazia degli Stati Uniti.

Come ampiamente documentato da SpecialEurasia, il New Great Game che sta caratterizzando l’Eurasia negli ultimi anni è entrato in una nuova fase che vede coinvolte non solo potenze mondiali come Stati Uniti, Russia e Cina, ma anche attori regionali che aspirano al ruolo di potenze come la Turchia, l’Iran, l’India e il Pakistan che vedono nelle regioni strategiche dell’Asia Centrale, del Caucaso, del Medio Oriente e dell’Indo-Pacifico zone dove esercitare la loro influenza.

Nel quadro delle attività di SpecialEurasia di monitoraggio e analisi della regione euroasiatica abbiamo sviluppato un progetto volto a comprendere in che modo la minaccia del terrorismo e gli interessi strategici possono influenzare le dinamiche regionali, argomento che verrà trattato ampiamente nel Webinar “Sicurezza e minaccia terroristica nello scacchiere geopolitico euroasiatico” organizzato il giorno 16 dicembre 2021 alle ore 19.00 a cui prenderà parte tra i diversi oratori anche il Dott. Domenico Nocerino, fondatore e direttore della rivista di informazione politica e giuridica Opinio Juris – Law and Politics Review (ISSN 2531-6931).

Abbiamo quindi chiesto a Nocerino di fornirci una panoramica della regione euroasiatica secondo la sua chiave di lettura che verrà ampiamente discussa e analizzata durante il Webinar “Sicurezza e minaccia terroristica nello scacchiere geopolitico euroasiatico”.

Perché la regione dell’Eurasia è importante nel panorama geopolitico internazionale?

Partiamo col definire cosa s’intende per Eurasia. Dal punto di vista geografico per Eurasia s’intende il ‘supercontinente’ ipotizzato dal geografo tedesco C. G. Reuschle (1858), cioè un’unica massa territoriale che va da Lisbona a Shanghai (o addirittura a Giacarta nell’accezione più ampia). Da un punto di vista geopolitico il campo, in un certo senso, si restringe ad un Asia centrale molto allargata, ma mantiene al suo interno gli attori principali: la Russia, la Cina e…Stati Uniti.Basta leggere le potenze sopracitate per comprende che oggi, come ieri (Great Game docet), l’Eurasia rappresenta lo spazio/geopolitico strategico più importante del mondo.
Per la Russia l’Eurasia ha i confini di un’area che si identifica sostanzialmente con quella racchiusa entro i confini della Russia imperiale e, successivamente, dell’Unione Sovietica e della Comunità degli Stati Indipendenti, quindi parliamo di un territorio (in particolare l’area turanica) considerato non solo come ‘il giardino di casa’ ma come anima stessa dell’identità russa. La Cina consapevole del proprio ritardo militare sul versante nell’Indo-pacifico in una contrapposizione con gli Stati Uniti, ha compreso che la penetrazione economica è l’arma più potente, puntando stavolta ad Ovest attraverso la Belt and Road Initiative che apre rotte alternative verso l’Occidente, fino all’Europa passando proprio per l’Asia centrale.
Gli Stati Uniti rappresentano l’unica potenza geograficamente fuori dalla partita, ma dal punto di vista geopolitico direttamente chiamata in causa. Percependo le ambizioni russe e cinesi (ma non solo) come una minaccia alla propria egemonia, temono che le teorie ‘continentaliste’ di Mackinder, secondo cui gli Stati che riescono ad imporre la loro egemonia sul continente eurasiatico prevalgono sulle potenze marittime, possano prima o poi diventare realtà e sancire la fine dell’egemonia americana. Oltre i principali attori, tanti Paesi rappresentano spettatori molto interessati alla partita: dalla Turchia all’Iran, dall’Europa all’India
Come in una partita di poker la giocata è aperta e la posta in gioco altissima e sono tutti pronti (grandi e piccoli) a ricorrere a qualsiasi mezzo e giocarsi qualsiasi carta pur di restare seduti a questo tavolo.“.

Quali sono i tre trend principali che crede possano minacciare la sicurezza della regione?

Come spiegavo prima, gli attori sono pronti a giocarsi qualsiasi carta pur di non perdere la partita, è chiaro che la stabilità dipende sostanzialmente da tre fattori: quello economico,  strategico militare e quello legato al terrorismo.
Il ritiro americano da Kabul dello scorso agosto ha rappresentato un forte scossone alla stabilità dell’intera area. Ma secondo il parere di chi scrive ha avuto una sua logica. Con un colpo solo Washington ha messo in discussione i tre fattori che determinano la stabilità di un area in cui hanno perso forse il loro appeal, lasciando agli altri la ‘patata bollente per concentrarsi su altri scenari (vedi zona dell’Indo-Pacifico). L’Afghanistan torna ad essere un ‘buco nero’ che rischia di risucchiare le potenze regionali costrette ora a garantire la sicurezza dei loro confini con un paese che potrebbe (ri)diventare la base del Jihadismo internazionale in una Eurasia allargata che ha già di questi problemi.
Dalla Russia alla Cina, dal Pakistan all’Iran, dall’India all’Europa fino agli Stati Uniti, la minaccia terroristica di matrice islamica rappresenta un rischio. Non dimentichiamo che la maggior parte dei foreign fighters che hanno ingrossato le fila dell’ISIS e di Al’Qaeda proveniva proprio dall’Asia Centrale e dal Caucaso. E non parliamo solo di ‘semplici’ soldati, ma parliamo di persone che hanno raggiunto i ranghi più alti delle organizzazioni come il caso Abū ʿOmar al-Shīshānī, in origine Tarkhan Batirashvili nato in Georgia. E non è un caso che la propaganda del terrore, e qui arriviamo al terzo punto cioè il fattore economico, è stata particolarmente efficiente in Asia Centrale ed in particolare nella valle di Ferghana, tra Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, dove i conflitti etnici e la diffusione di un Islam conservatore ed estremista unita alla povertà diffusa e la percezione (a torto o a ragione) di vivere in paesi dove la corruzione e il clientelismo rendono poco (o per nulla) credibile l’apparato statale, rendono l’area un bacino molto fertile per reclutare nuovi aspiranti jihadisti e di rendere la situazione potenzialmente esplosiva. Come conseguenza diretta, tutto ciò porta ad una massiccia migrazione interna ed esterna verso altre zone dell’ex spazio sovietico (in particolare Russia e Kazakhistan), verso l’Europa e verso gli Stati Uniti e in misura ridotta verso la Cina.

Contribuisce a destabilizzante è la migrazione interna ed esterna all’Asia Centrale. Dalle regioni più povere di Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan centinaia di migliaia di migranti sono partiti per cercare fortuna in Kazakhstan e Russia.“.

 

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