Le relazioni Mosca-Teheran nello scacchiere geopolitico dell’Eurasia

Iran and Russian president meeting
Incontro tra il Vladimir Putin e Hassan Rouhani (Kremlin.ru, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons)

Geopolitical Report ISSN 2785-2598 Volume 7 Issue 1
Autore: Silvia Boltuc

Negli ultimi anni si è assistito ad una intensificazione dei legami di cooperazione fra Russia ed Iran, complici le sanzioni imposte alla Repubblica Islamica dagli Stati Uniti ed i difficili rapporti fra Mosca e Washington, che hanno finito per avvicinare ulteriormente le potenze regionali che condividono scenari ed interessi comuni in Eurasia. Mentre la Cina è considerata dall’Iran un alleato affidabile con cui i rapporti sono stati pressoché continuativi nel tempo, la Russia era fino ad oggi un alleato di convenienza, talvolta necessario, talvolta guardato con sospetto.

Siria, Yemen, Iraq, Libia e lotta al terrorismo, sono alcuni degli argomenti di cooperazione fra i due paesi che non si limita solo al settore militare e di stabilità regionale, ma si estende anche in ambito culturale, scientifico, energetico e commerciale.

In Siria le relazioni militari nate in seguito agli incontri fra il presidente russo Vladimir Putin ed il comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (in persiano سپاه پاسداران انقلاب اسلامی‎, “sepāh-e pāsdārān-e enghelāb-e eslāmi”, noto anche come IRGC), il tenente generale Qasem Soleimani, sono culminate in un processo di pace parallelo a quello di Ginevra (Processo di Astana), che ha visto la collaborazione di Iran, Russia e Turchia.

Per quanto riguarda gli Stati del Golfo, la consigliera politica del ministero degli Esteri russo Mariya Khodynskaya-Golenishcheva, ha recentemente affermato che la Russia guarda con favore ad un riavvicinamento fra l’Arabia Saudita e l’Iran, essendo di primaria importanza per Mosca la stabilizzazione e la sicurezza dell’Asia occidentale.

Una collaborazione fra Riyadh e Teheran avrebbe un impatto positivo negli scenari di Siria e Libia, contribuirebbe a stabilizzare il Golfo Persico, ma soprattutto lo Yemen. In aggiunta, metterebbe la Cina in una condizione meno scomoda giacché il gigante è legato a doppio filo da rapporti di scambio commerciale e di partenariato sul nucleare sia con i sauditi che con gli iraniani.

Per quanto riguarda le contrattazioni sul Joint Comprehensive Plan of Action (JCPA), la Russia auspica che le trattative si concludano con esito positivo nel più breve tempo possibile, dati gli interessi che legano i due paesi nella regione del Caspio. Infatti, il presidente Putin ha invitato i membri permanenti del Consiglio di sicurezza russo a discutere la situazione nell’area e ha osservato che l’Iran è uno dei cinque vicini della Russia nel Caspio, per cui è importante ripristinare l’accordo al fine di poter stabilire liberamente relazioni con gli attori presenti nella regione.

Iran e Russia condividono il malcontento riguardo l’ingerenza statunitense nelle questioni regionali che dal loro punto di vista, per diritto geografico e nel caso dell’Iran, per vicinanza religiosa, dovrebbero essere ad appannaggio di Teheran e Mosca.

Nonostante entrambi siano grandi esportatori di gas e petrolio non necessariamente bisogna considerarli rivali. È importante sottolineare, infatti, che per altri paesi, come le monarchie del Golfo, legarsi sotto lo stesso cartello è stata una mossa vincente. Mosca è interessata ad influenzare le rotte del gas iraniano, perché una forte cooperazione russo-iraniana in questo settore sarebbe in grado di influenzare massicciamente i prezzi del mercato.

Pochi mesi fa, durante un incontro fra il Vice Primo Ministro russo Alexander Novek ed il Ministro del Petrolio iraniano Bijan Namdar Zangeneh, le due controparti hanno ribadito la necessità di cooperazione nel campo energetico, come già evidenziato dal Memorandum of Understanding sulla cooperazione nel campo del commercio di energia elettrica siglato fra il Ministero dell’Energia della Federazione Russa e il Ministero dell’Energia della Repubblica Islamica dell’Iran nel 2017.

Gli accordi presi alla presenza di Ali Cardor, amministratore delegato della National Iranian Oil Company (NIOC), e del presidente di Gazprom Alexei Miller prevedono investimenti russi nel settore di produzione di gas naturale liquido restituiti sottoforma di gas dall’Iran che verrà venduto da Gazprom.

In aggiunta al potere che la Repubblica Islamica sta guadagnando nel settore delle esportazioni energetiche malgrado le sanzioni si aggiunge la leva dello stretto di Hormuz. Ora che il progetto della pipeline di Goreh-Jask è in dirittura di arrivo, Teheran è libera di esercitare la sua pressione su un passaggio vitale per i traffici di petrolio mondiali (Analisi della pipeline Goreh-Jask nello scacchiere goepolitico iraniano). Secondo quanto affermato dal Contrammiraglio Alireza Tangsiri alla Conferenza Nazionale del Golfo Persico, ogni nave che entrerà nel Golfo dovrà essere monitorata dalla parte iraniana secondo quanto stabilito dalla Legge sul controllo della pirateria nello Stretto di Hormuz.

Russia e Cina con investimenti e trasferimento di tecnologie hanno partecipato attivamente nella costruzione e l’ammodernamento di diverse infrastrutture iraniane molte delle quali proprio nel settore energetico.

Uno dei principali ostacoli agli investimenti stranieri nel settore petrolifero iraniano è il fatto che la Costituzione vieta la proprietà straniera di risorse naturali. In base ai contratti che gli investitori stipulano, la proprietà del progetto viene restituita alla National Iranian Oil Company (NIOC) dopo lo sviluppo dei giacimenti. Le esportazioni iraniane verso la Russia e gli altri acquirenti sono indispensabili per ottenere le necessarie iniezioni di valuta estera nell’economia del paese. Come conferma dei rapporti e dello scambio commerciale tra Mosca e Teheran è possibile citare il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov il quale ha indicato come lo sviluppo dei legami con l’Iran è una delle priorità della politica estera russa.

Oltre alle collaborazioni su questioni urgenti, come la fornitura russa del vaccino Sputnik V che potrebbe essere a breve prodotto su suolo iraniano o l’attuazione del JCPOA, Teheran e Mosca condividono una serie di progetti futuri, come il Corridoio di Trasporto Internazionale Nord-Sud (INSTC). Molte delle infrastrutture terresti che stanno polarizzando gli sforzi congiunti di Iran e Russia sono orientati a rafforzare questo corridoio. A tal proposito, l’11 dicembre 2020 è stato concluso un accordo per la costituzione di una zona permanente di libero scambio.

È interessante ricordare che nel tentativo di sottrarsi a quello che viene percepito come il controllo egemonico degli Stati Uniti (che il Ministro Lavrov definisce ‘una reiterazione del pensiero neocoloniale in politica estera’) la Russia insiste nel procedere verso la dedollarizzazione delle economie nazionali e il passaggio ai pagamenti in rublo che non sfruttino sistemi bancari controllati dall’Occidente.  Queste manovre ovviamente proteggerebbero l’asse russo-iraniano da ulteriori sanzioni le quali sono percepite da Mosca e Teheran come un atto di supremazia ingiustificabile all’interno del diritto internazionale.

Vi è anche un progetto per la creazione di un corridoio energetico Nord-Sud (AIR) tra i sistemi energetici della Repubblica dell’Azerbaigian, della Repubblica Islamica dell’Iran e della Federazione Russa. Infatti, il sistema energetico iraniano ha due rotte che devono essere collegate al sistema elettrico della Federazione Russa, una attraverso la Repubblica dell’Azerbaigian e l’altra attraverso l’Armenia e la Georgia. Del progetto si occuperanno la System Operator of the Unified Energy System (SO UES) e la Public Joint Stock Company ‘Rosseti’ (PJSC ROSSETI) entrambe russe, la Azerenerji OJSC azerbaigiana e la società di gestione iraniana per la generazione, trasmissione e distribuzione di energia Tavanir.

Conclusione

Le collaborazioni fra Russia ed Iran sono molteplici e interessano diverse regioni del continente euroasiatico. La potenzialità di un asse russo-iraniano, con l’aggiunta dei contratti appena stipulati fra Pechino e Teheran, sono molte e vanno dal settore energetico a quello militare. La volontà dell’Iran di puntare sull’industria petrolchimica per dare nuovo slancio all’economia del paese, che ha dovuto affrontare una pesante crisi pandemica ed un rigido regime di sanzioni, fa della Russia un alleato particolarmente congeniale. Oltre al trasferimento di tecnologie e di prodotti petroliferi, la collaborazione fra i due paesi prevede la realizzazione di grandi progetti regionali, corridoi che collegano energeticamente e territorialmente gli attori euroasiatici con il potere di rappresentare una valida alternativa ai tradizionali percorsi commerciali spostando di fatto gli equilibri attuali.

Va altresì ricordato che la partnership con l’Iran si è rivelata molto importante per la Russia per stabilizzare il Caucaso del sud e l’Asia centrale e ridurre l’influenza occidentale nella regione.

Il ruolo degli Stati Uniti e la decisione o meno di rientrare nel JCPOA sarà determinante per le relazioni fra Iran e Russia. Ulteriormente, alla vigilia del ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, l’Amministrazione Biden trarrebbe beneficio da rapporti più distesi e di cooperazione. L’Iran, la Russia ed anche il Pakistan con cui Teheran sta intensificando le relazioni, esercitano una certa influenza sulle fazioni talebane e potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del paese.

In ultimo, il nuovo accordo di cooperazione tra Russia ed Iran sulla sicurezza informatica creerà nuovi ostacoli per gli alleati storici degli Stati Uniti, in primis Israele. Per il blocco occidentale rimane una priorità trovare il modo di dialogare ed interfacciarsi con le potenze regionali per garantire stabilità e salvaguardare i propri interessi.

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