L’ascesa della Corea del Sud nello scacchiere geopolitico dell’Asia Centrale

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Dinamiche geopolitiche centro asiatiche e interessi della Corea del Sud (Credits: CC BY-SA 4.0 MapChart.net)

Geopolitical Report ISSN 2785-2598 Volume 5 Issue 3
Autore: Giuliano Bifolchi

La Corea del Sud è diventata negli ultimi anni uno dei maggiori partner commerciali per le repubbliche dell’Asia centrale del Kazakistan e dell’Uzbekistan e, grazie al suo slancio economico, potrebbe imporsi come un attore geopolitico emergente in grado di fronteggiare la Russia e la Cina e supportare gli Stati Uniti nello scacchiere strategico regionale.

Secondo i dati del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Corea il Kazakistan e l’Uzbekistan hanno conquistato il secondo e terzo posto nella classifica dei principali partner commerciali di Seoul (il primato spetta ancora alla Polonia): nel 2019, infatti, il commercio sudcoreano con il Kazakistan ha raggiunto 4,22 miliardi di dollari e con l’Uzbekistan 2,36 miliardi di dollari superando paesi ed economie più forti come quelle di Norvegia, Nuova Zelanda e Turchia.

Mentre le relazioni economiche della Corea del Sud con la maggior parte dei mercati emergenti europei e centro asiatici si basano sostanzialmente sulle esportazioni, il Kazakistan è un importante partner energetico da cui Seoul ha importato beni e risorse per un valore di 1,56 miliardi di dollari nel 2019. Per quel che concerne gli investimenti diretti stranieri (IDE) sudcoreani, Kazakistan e Uzbekistan hanno battuto la concorrenza di qualsiasi paese europeo avendo registrato un ammontare superiore ai sette miliardi di dollari nel 2020.

Anche se la presenza degli investitori cinesi è preponderante in Asia Centrale, il sentimento delle popolazioni locali nei confronti di Pechino non è sempre positivo, fattore che potrebbe creare maggiori opportunità per altri attori stranieri  come la Corea del Sud. Uno studio effettuato lo scorso anno ha evidenziato come la popolazione centro asiatica stia percependo sempre più con maggior disagio la presenza cinese nella regione.

In Kazakistan e Kirghizistan, dove le tensioni verso gli investitori cinesi sono in corso da tempo, solo il 7% e 9% della popolazione, rispettivamente, ha espresso ‘forte sostegno’ per i progetti energetici e infrastrutturali cinesi nei loro paesi. In Uzbekistan, che a differenza del Kazakistan e del Kirghizistan non confina direttamente con la Cina, la gente del posto ha una visione un po’ più entusiasta verso gli investimenti cinesi anche se lo scetticismo è in crescita. Infatti, mentre il 65% degli uzbeki ha espresso ‘forte sostegno’ per gli investimenti cinesi nel 2019, nel 2020 questo dato è sceso al 48%.

Facendo fede alle statistiche riportate dai sondaggi locali e guardando all’attività diplomatica e della cooperazione della Corea del Sud in Asia Centrale è possibile sottolineare come negli ultimi dieci anni la presenza di Seul nella regione è cresciuta costantemente. La Corea del Sud ha in effetti elaborato una strategia mirata ad aumentare la propria influenza nella politica internazionale adottando un ruolo di leadership tra le economia asiatiche relativamente più piccole in Asia centrale e Sud-Est Asia.

Tra i fattori unici che sono stati spesso visti come benefici per promuovere un rapporto più profondo tra l’Asia centrale e la Corea del Sud è doveroso evidenziare la presenza di una comunità etnica coreana nella regione conosciuta con il nome di Koryo-Saram (il termine è composto dalle parole Koryo, uno dei nomi della Corea, e Saram che significa ‘persone, gente’).  Il gruppo ha abitato l’Asia Centrale dal 1920 quando l’allora leader sovietico Joseph Stalin deportò decine di migliaia di coreani residenti al confine dell’Unione Sovietica con la penisola coreana. Oggigiorno, quasi 180 mila coreani Koryo-Saram risiedono in Uzbekistan, oltre 100 mila in Kazakistan e circa 16 mila in Kyrgyzstan.

Conclusioni

In conclusione è possibile affermare che sebbene la presenza economica cinese in Asia Centrale abbia comportato benefici, perché ha favorito la realizzazione di progetti infrastrutturali volti a migliorare le condizioni socioeconomiche locali necessarie per supportare la Belt and Road Initiative (BRI) di Pechino, le popolazioni delle repubbliche centroasiatiche stanno via via percependo la Cina come una minaccia non solo a livello economico e politico, ma anche identitario. Quindi, sfruttando l’elemento dell’identità nazionale, la Corea del Sud potrebbe utilizzare i propri investimenti, il commercio internazionale e la comunità coreana dei Koryo-Saram per promuovere una più ampia cooperazione tra Seoul e le repubbliche post-sovietiche centro asiatiche e andarsi così a posizionare come attore regionale di primo rilievo nello scacchiere geopolitico euroasiatico che vede attualmente coinvolti gli Stati Uniti, la Russia e la Cina.

Written by

  • Giuliano Bifolchi

    SpecialEurasia Co-Founder & Research Manager. He has vast experience in Intelligence analysis, geopolitics, security, conflict management, and ethnic minorities. He holds a PhD in Islamic history from the University of Rome Tor Vergata, a master’s degree in Peacebuilding Management and International Relations from Pontifical University San Bonaventura, and a master’s degree in History from the University of Rome Tor Vergata. As an Intelligence analyst and political risk advisor, he has organised working visits and official missions in the Middle East, North Africa, Latin America, and the post-Soviet space and has supported the decision-making process of private and public institutions writing reports and risk assessments. Previously, he founded and directed ASRIE Analytica. He has written several academic papers on geopolitics, conflicts, and jihadist propaganda. He is the author of the books Geopolitical del Caucaso russo. Gli interessi del Cremlino e degli attori stranieri nelle dinamiche locali nordcaucasiche (Sandro Teti Editore 2020) and Storia del Caucaso del Nord tra presenza russa, Islam e terrorismo (Anteo Edizioni 2022). He was also the co-author of the book Conflitto in Ucraina: rischio geopolitico, propaganda jihadista e minaccia per l’Europa (Enigma Edizioni). He speaks Italian, English, Russian, Spanish and Arabic.

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