Sogno Georgiano vince le elezioni amministrative tra polemiche e agitazione

Irakli Kobakhidze
Irakli Kobakhidze, presidente del partito Sogno Georgiano (Credits: Malkhaz Tchubabria, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons)

Geopolitical Report 2785-2598 Volume 12 Issue 2
Autore: Giuliano Bifolchi

Le elezioni in Georgia da poco concluse e caratterizzate da un forte fermento mediatico e dall’arresto dell’ex presidente Mikhail Saakashvili hanno confermato la leadership del paese del partito Sogno Georgiano con circa il 48% dei voti, dato che supera la simbolica barriera di sbarramento del 43% considerata da molti come una sorta di barometro sulla fiducia del popolo georgiano nei confronti del partito.

Il fine settimana appena trascorso è stato fondamentale per la Repubblica di Georgia a causa delle elezioni amministrative che hanno visto inoltre il ritorno dell’ex presidente georgiano Saakashvili nel paese e il suo conseguente arresto da parte delle autorità locali. Queste elezioni erano fondamentali per il partito Sogno Georgiano per comprendere il sentimento popolare in merito al suo operato a seguito di una serie problematiche interne acuite dalla crisi sanitaria del Covid-19.

Lo scorso aprile era stato firmato un accordo da parte di Sogno Georgiano (poi respinto) che prevedeva elezioni parlamentari anticipate nel causo in cui il partito al Governo non avesse ottenuto il 43% dei voti alle elezioni amministrative che si sono da poco concluse. Polemica oramai sterile visto che Sogno Georgiano ha ottenuto il 48% delle preferenze, risultato non attaccabile da parte dell’opposizione che considerava le elezioni amministrative come una sorta di ‘referendum’ sulla possibilità di indire in anticipo nuove elezioni parlamentari.

Se da un lato Sogno Georgiano può esultare per il buon risultato ottenuto dalle votazioni, dall’altro non deve passare in secondo piano come il Movimento Nazionale Unito (fondato nel 2001 da Saakashvili) abbia ottenuto il 31% dei voti seguito dal Partito per la Georgia dell’ex Primo Ministro Giorgi Gakharia con l’8% delle preferenze. Secondo i calcoli preliminari, l’affluenza è stata del 52%, dato superiore al 46% registrato nelle precedenti elezioni comunali del 2017, ma inferiore rispetto alle elezioni parlamentari dello scorso ottobre quando il 56% dei georgiani era andato alle urne.

Dalle fonti locali si apprende che Sogno Georgiano ha vinto in tutti i 64 distretti in cui si sono svolte le elezioni amministrative e che solo in 20 comuni si andrà al ballottaggio fra due settimane, anche se tra questi si possono annoverare città importanti come la capitale Tbilisi oppure Kutaisi, Poti, Batumi e Rustavi. Ballottaggi importanti se si considera che il testa a testa nelle grandi città è tra i rappresentanti di Sogno Georgiano e quelli del Movimento Nazionale Unito.

Le elezioni hanno attratto l’attenzione mediatica quando l’ex presidente georgiano Mikhail Saakashvili, dopo averlo ampiamente annunciato, ha fatto ritorno nel suo paese ben sapendo di incorrere nell’arresto. Se all’inizio le informazioni in merito al ritorno di Saakashvili erano differenti e alcuni organi di Governo le avevano etichettate come fake news, con il passare del tempo le autorità centrali georgiane hanno dovuto confermare l’arresto dell’ex presidente condannato in contumacia per diversi capi di accusa in merito all’abuso di potere durante gli anni di leadership del paese.

Le elezioni amministrative georgiane si sono svolte sullo sfondo di una serie di scandali che hanno causato danni significativi al partito Sogno Georgiano e portato i rapporti tra la Georgia e l’Occidente a livelli molto bassi. Di questi ultimi giorni, infatti, le affermazioni dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Georgia, Kelly Degnan, in cui veniva sottolineato come Washington abbia seguito con grande interesse e da vicino le votazioni.

Secondo la Commissione Elettorale Centrale georgiana (CEC), 1.024 osservatori di 52 missioni internazionali hanno partecipato alle elezioni. Il maggior numero degli osservatori internazionali è stato inviato dall’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).

Le votazioni non sono state esenti da violazioni: un caso esemplare è stato quello del Presidente del Parlamento georgiano, Kakha Kuchava, che si è presentato alle urne con una maschera con il logo del partito Sogno Georgiano e il suo numero nella scheda elettorale (il numero 41), azione che è stata definita dalla CEC come una violazione delle disposizioni del codice elettorale. Un problema separato è stato il raduno di attivisti di partito, principalmente del partito di Governo, vicino ai seggi elettorali, mancato rispetto della legge che vieta alle persone di assembrarsi entro un raggio di 100 metri dai seggi elettorali con il fine di prevenire la pratica dell’intimidazione degli elettori. Come riporta la Società Internazionale per le Elezioni Eque e la Democrazia, in circa il 20% dei seggi sono stati riscontrati ‘assembramenti sospetti di persone’ entro un raggio di 100 metri dal luogo delle votazioni, mentre nei pressi del 13,3% dei seggi sono state individuate persone che hanno compilato liste di cittadini che sono andati a votare.

Si sono inoltre registrati episodi di attacchi contro i giornalisti, come ad esempio quello avvenuto nella città di Batumi dove un membro di Sogno Georgiano avrebbe sottratto l’attrezzatura della troupe televisiva di Pirveli, oppure episodi isolati di violenza come quello in un villaggio vicino a Marneuli dove un attivista sarebbe stato accoltellato da un membro di Sogno Georgiano. Tra le violazioni più gravi, come riportato da Transparency International Georgia, ci sono i sospetti di ‘voto a carosello’ al seggio elettorale n. 13 nel comune meridionale di Marneuli, un incidente con la compravendita di voti al seggio n. 1 a Dusheti, cinque casi di intralcio all’attività degli osservatori o di pressione sugli stessi, nonché quattro casi di violazione del segreto di voto in vari seggi elettorali.

Le elezioni amministrative hanno avuto un peso significativo nel panorama della politica interna georgiana confermando la leadership di Sogno Georgiano in un periodo storico reso difficile non solo dalla pandemia del Covid-19, e dalla conseguente crisi economica, ma anche dai recenti eventi che hanno interessato l’intera regione del Caucaso.

Georgia, Russia e i conflitti ‘congelati’ in Abkhazia e Ossezia del Sud

Il conflitto del Nagorno-Karabakh dello scorso autunno 2020 (La Repubblica dell’Artsakh dopo la guerra: intervista ad Armine Aleksanyan) ha difatti modificato gli assetti strategici regionali permettendo alla Russia di posizionare i propri soldati in funzione di peacekeepers non solo al confine georgiano in funzione di controllo per Abkhazia e Ossezia del Sud (South Ossetia and Abkhazia cooperation and the geopolitics of the Caucasus), ma anche tra Armenia e Azerbaigian favorendo così un ruolo di primo piano di Mosca nelle dinamiche caucasiche.

Proprio l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud e il rapporto con la Federazione Russa rimangono uno dei principali problemi in politica estera della Georgia che a seguito del Conflitto del Nagorno-Karabakh del 2020 ha anche rischiato di sperimentare una riduzione del suo ruolo logistico e di passaggio nel Caucaso in favore di Azerbaigian. La diminuzione del transito di merci e persone sul suolo georgiano non solo rischierebbe di far perdere il ruolo logistico di primo piano nel Caucaso che Tbilisi vuole mantenere in ottica economica interna, ma potrebbe anche far decrescere l’interesse di Cina, Unione Europea, e Stati Uniti a seguito dell’invito del Governo di Baku ad investire nelle aree del Nagorno-Karabakh conquistate con il recente conflitto e nello sfruttare il possibile corridoio di Zengezur rendendo così poco utile la linea ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars in favore della linea Baku-Nakhchivan-Kars.

Infatti, questo progetto di realizzazione delle linea ferroviaria Nakhchivan-Kars favorirebbe la connessione dell’Azerbaigian con l’Iran e l’Armenia (anche se nel caso armeno la diplomazia internazionale e i rapporti tra Baku e Yerevan a seguito del conflitto del 2020 saranno fondamentali per comprendere la reale fattibilità) così come la Russia con Turchia sfruttando proprio l’Azerbaigian come territorio di transito. In questa ottica la Georgia corre il rischio di venire bypassata dal sistema di interconnessione regionale all’interno di un Caucaso considerato fondamentale non solo per la strategia cinese Belt and Road Initiative, ma anche per la realizzazione del Corridoio di Trasporto Internazionale Nord-Sud (Le relazioni Mosca-Teheran nello scacchiere geopolitico euroasiatico) fortemente voluto da Russia e Iran.

Considerando le difficoltà che la Georgia sta affrontando negli ultimi tempi, la conferma di Sogno Georgiano alle elezioni amministrative è stata fondamentale per il partito stesso per poter portare avanti la propria politica incentrata sul rafforzamento dei rapporti con l’Occidente e sulla necessità di ravvivare il suo ruolo logistico e strategico regionale nel Caucaso con il fine di attirare investimenti da Europa, Stati Uniti e Cina.

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