Relazioni Tagikistan-Afghanistan e possibile escalation regionale

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Il Presidente russo Vladimir Putin e il Presidente tagiko Emomali Rahmon durante una visita presso la Base Militare 201 vicino Dushanbe (Credits: Kremlin.ru, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons)

Geopolitical Report Volume 11 Issue 7
Autore: Giuliano Bifolchi

La repubblica centro asiatica del Tagikistan è divenuta il centro della resistenza afghana nel Panjshir e il primo baluardo contro il Governo dei talebani in Afghanistan, fattore che ha indotto Mosca a richiedere un dialogo tra Dushanbe e Kabul per evitare una possibile escalation e un conflitto regionale.

Le autorità di Dushanbe hanno criticato più volte e apertamente il Governo dei talebani in Afghanistan e al contempo hanno ospitato i principali leader del movimento di resistenza del Panjshir. A tal proposito, nel mese di settembre il Presidente del Tagikistan Emomali Rahmon ha conferito ad Ahmad Shah Massoud, il padre del leader del fronte di resistenza nazionale afghano Ahmad Massoud, la massima onorificenza per il suo sostegno durante la guerra civile tagika.

Se da un lato il supporto di Dushanbe alla resistenza afghana contro i talebani può essere interpretato positivamente nelle dinamiche di sicurezza e geopolitiche regionali, occorre evidenziare come alcuni esperti regionali e media occidentali hanno accusato il presidente tagiko Rahmon di voler usare la minaccia dei talebani come una scusa per reprimere ulteriormente l’opposizione e introdurre misure aggiuntive introdurre misure aggiuntive per combattere le attività terroristiche.

I leader del Panjshir attualmente utilizzano il territorio tagiko come base per pianificare le loro strategie future. Il leader del Hezb-e Kongrā-ye Mīllī-ye Afghānestān (Partito del Congresso Nazionale Afghano), Abdul Latif Pedram, ha in effetti affermato che la resistenza ufficiale ai talebani sarà annunciata entro un mese con l’auspicio che la Federazione Russa, Paese considerato garante della sicurezza nella regione dell’Asia centrale, possa supportare tale movimento grazie anche alla mediazione del Tagikistan.

Dal canto suo la Federazione Russa assiste con grande interesse all’escalation tra Dushanbe e Kabul con la preoccupazione di un possibile conflitto regionale in un’area che non solo possiede una primaria importanza strategica, ma al contempo è il focus dell’Unione Economica Euroasiatica. Secondo quanto riportato dal Vice Capo del Dipartimento dell’Informazione e della Stampa del Ministero degli Esteri russo Alexey Zaitsev, la Russia ha invitato sia il Tagikistan che l’Afghanistan a cercare opzioni reciprocamente accettabili per risolvere le tensioni al confine tagiko-afghano.

Zaitsev ha sottolineato come Mosca sia preoccupata per la crescente tensione nelle relazioni tagiko-afghane alimentata anche dalle dichiarazioni che i leader dei due Paesi di sovente fanno. Inoltre, al confine tagiko-afghano è stata riscontrata una forte presenza militare da ambo le parti e per questo motivo la Russia sta cercando di mediare tra le parti e di invitare sia il Tagikistan che l’Afghanistan a cercare opzioni reciprocamente accettabili per risolvere la situazione attuale.

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Geopolitica dell’Asia centrale: basi militari, area di conflitto, progetti economici (Credits: CC BY 4.0, mapchart.net)

La situazione di sicurezza in Asia centrale rischia così di divenire ‘incandescente’ considerando il ruolo che il Tagikistan gioca nella strategia russa nel blizhnee zarubezhe o ‘vicino estero’: è infatti noto a tutti che Mosca intende mantenere la propria presenza militare nel territorio tagiko implementando il personale presente presso la 201-ja Gatchinskaja ordena Zhukova dvazhdy Krasnoznamjonnaja voennaja baza (Base militare 201). Già la scorsa estate, quando i talebani stavano rapidamente conquistando le province dell’Afghanistan con una offensiva militare che in breve tempo li avrebbe portati alle porte di Kabul a seguito dell’annuncio del ritiro delle truppe statunitensi dal Paese, Mosca aveva espresso le proprie preoccupazioni per la sicurezza del confine tagiko-afghano e aveva cercato di rafforzare la cooperazione con Dushanbe in questa ottica (Tajikistan: the Kremlin’s frontier against the Taliban).

Conclusioni

Considerando che il Tagikistan è un paese membro sia dell’Unione Economica Euroasiatica e sia dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Organizacija Dogovora o Kollektivnoj Bezopasnosti), una escalation implicherebbe direttamente la Federazione Russa in un possibile conflitto e rischierebbe di porre in seria difficoltà Mosca nel bilanciarsi tra dinamiche regionali centro asiatiche e la politica estera russa in Afghanistan.

Sullo fondo di queste tensioni tagiko-afghane si vanno a collocare non solo gli interessi russi, ma anche quelli delle potenze regionali (Pakistan, Iran, Turchia, India) e degli attori internazionali (Cina, Stati Uniti, paesi del Golfo) interessati a rafforzare la propria presenza in Asia centrale e a influenzare le dinamiche in quello che può essere considerato il ‘nuovo gioco geopolitico dell’Afghanistan’ (The new geopolitical game of Afghanistan).

Written by

  • Giuliano Bifolchi

    SpecialEurasia Co-Founder & Research Manager. He has vast experience in Intelligence analysis, geopolitics, security, conflict management, and ethnic minorities. He holds a PhD in Islamic history from the University of Rome Tor Vergata, a master’s degree in Peacebuilding Management and International Relations from Pontifical University San Bonaventura, and a master’s degree in History from the University of Rome Tor Vergata. As an Intelligence analyst and political risk advisor, he has organised working visits and official missions in the Middle East, North Africa, Latin America, and the post-Soviet space and has supported the decision-making process of private and public institutions writing reports and risk assessments. Previously, he founded and directed ASRIE Analytica. He has written several academic papers on geopolitics, conflicts, and jihadist propaganda. He is the author of the books Geopolitical del Caucaso russo. Gli interessi del Cremlino e degli attori stranieri nelle dinamiche locali nordcaucasiche (Sandro Teti Editore 2020) and Storia del Caucaso del Nord tra presenza russa, Islam e terrorismo (Anteo Edizioni 2022). He was also the co-author of the book Conflitto in Ucraina: rischio geopolitico, propaganda jihadista e minaccia per l’Europa (Enigma Edizioni). He speaks Italian, English, Russian, Spanish and Arabic.

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